All’inizio del 2012 nasceva il gruppo “Toponomastica Femminile” con l’idea di impostare ricerche, pubblicare dati e fare pressioni su ogni singolo territorio affinché strade, piazze, giardini e luoghi urbani siano dedicati alle donne per compensare l’evidente squilibrio che caratterizza l’attuale odonomastica.

Un censimento accurato e minuzioso di tutti i comuni d’Italia e di alcune realtà d’oltralpe, ci dice che:

  • Collegno – 126 su 287 sono intitolate a uomini e una decina a donne

  • Torino – 1054 su 2235 sono intitolate a uomini, ma solo 40 sono intitolate a donne (comprendendo regine, principesse e benefattrici), ovvero meno del 2%

  • Oslo – 2.451 strade, intitolate a uomini sono 451, a donne 91. Il 4%, dunque, è femminile

  • Parigi – secondo un dato recente la percentuale le donne meritevoli di targa stradale sono 200

  • Barcellona – esistono circa 680 spazi pubblici intitolati a donne

  • Roma – solo 450 sono le intitolazioni a figure femminili, su 16140 spazi pubblici ovvero il 2,7%

Nell’Italia, fino all’unità, sono prevalsi riferimenti ai santi, a mestieri e professioni esercitate sulle strade e alle caratteristiche fisiche del luogo.

Poi, per meglio definire lo spirito nazionale, strade e piazze venero ribattezzate dedicandole a protagonisti, uomini, del Risorgimento e in generale della patria; con l’avvento della Repubblica, si decise di valorizzare fatti ed eroi, uomini, della Resistenza. Così, nell’immaginario collettivo, abbiamo figure illustri esclusivamente maschili. La storia ufficiale ha spesso dimenticato le donne e il loro operato. Oggi, colmare il vuoto creato da questa dimenticanza significa riscoprire figure significative e originali, ma porta anche a riguardare la storia e la vita con occhi diversi per cogliere valori dagli orizzonti più ampi.

Tante donne hanno speso energie intellettuali – al di là dell’ambito affettivo e delle forme corporee – eppure raramente ne hanno ricevuto gratificazione. Nessuna memoria, nessuna targa. Anche i nomi delle nostre strade e delle nostre piazze contribuiscono a creare e definire la cultura, ricordando le figure storiche più prestigiose. Ma se tali figure illustri sono quasi sempre maschili, quali le conseguenze nella percezione delle persone? Non si tratta di introdurre quote rosa nella toponomastica, ma di valorizzare la presenza culturale delle donne per fornire utili modelli di identificazione alle nuove generazioni e allontanare dall’immaginario collettivo delle città una visibilità femminile fatta di soli corpi. Non solo la storia, dunque, ma anche la toponomastica potrebbe diventare maggiormente inclusiva nei confronti delle donne. La mozione, approvata all’unanimità dal Consiglio Comunale, chiede che la Giunta corregga questa che pare una palese discriminazione e che si impegni a:

  • denominare, in breve tempo, tre strade cittadine a tre donne;

  • scegliere in via preferenziale figure femminili di spicco a livello locale o nell’ambito Regionale nell’assegnazione degli odonimi futuri;

  • avviare un vero e proprio percorso culturale che possa portare a ripensare al procedimento di assegnazione di un odonimo nell’ottica di favorire il raggiungimento della parità di genere.

    Isabella Beraudo