Auschwitz, il Treno della Memoria
di Giovanna Scarlata (consigliera)
Se anche solo uno di voi presterà la sua voce … 9 su 10!
L’Associazione La Fabbrica della Pace, insieme al Sindaco Francesco Casciano, ha iniziato a Collegno un percorso volto alla ricerca dei valori condivisi attraverso la partecipazione di alcuni collegnesi, tra cui principalmente giovani, e di una parte dell’Amministrazione comunale all’iniziativa “Il Treno della Memoria” organizzata dall’Associazione Terra del Fuoco di Torino. Tale esperienza ha consentito di ripercorrere uno degli episodi più terrificanti della storia dell’umanità: l’Olocausto.
Le persone coinvolte hanno svolto a gruppi alcuni incontri, prima e dopo la visita ad Auschwitz, dedicati prima all’informazione, poi al confronto delle reciproche aspettative, ed infine alla restituzione dell’impatto su ciascuno dei partecipanti: un’operazione che ha consentito di vivere l’esperienza in profondità per tenere viva la memoria e la consapevolezza di tutti attraverso un percorso condiviso. In tale percorso il Sindaco, insieme ad una parte dell’Amministrazione Comunale ha portato la testimonianza del Comune di Collegno, nonché le espressioni dei cittadini e dei componenti dell’Amministrazione comunale che non hanno potuto presenziare a tale iniziativa.
Personalmente, in questo percorso di valori condivisi, l’aspetto che mi ha maggiormente segnato è stato sapere che su quei treni, carichi di ebrei, ma anche di molte altre minoranze, quali ad esempio rom e omosessuali, ben nove su dieci non ritornavano. Ed è proprio su questo che mi vorrei soffermare, chiedendo a te, lettore, di intraprendere con noi questo cammino di consapevolezza, memoria e testimonianza. Nove su dieci non ritornavano e, pertanto, uno ed uno solo di loro poteva raccontare la tragicità della sua esperienza. Oggi sempre di più è necessario che ulteriori cittadini ereditino quella missione di coscienza e condividano i valori sorti da quella spaventosa ferita che ci ha inferto la Storia. Affinchè il vento che ancora oggi passa silenziosamente da quei camini non svanisca e continui ad appartenere alla memoria di ciascuno.
“I vagoni erano dodici, e noi seicentocinquanta; nel mio vagone eravamo quarantacinque soltanto, ma era un vagone piccolo. Ecco dunque, sotto i nostri occhi, sotto i nostri piedi, una delle famose tradotte tedesche, quelle che non ritornano, quelle di cui, fremendo e sempre un poco increduli, avevamo così spesso sentito narrare. Proprio così, punto per punto: vagoni merci, chiusi dall’esterno, e dentro uomini donne bambini, compressi senza pietà, come merce di dozzina, in viaggio verso il nulla, in viaggio all’ingiù, verso il fondo. Questa volta dentro siamo noi.” (Primo Levi, Se questo è un uomo : IL VIAGGIO, Einaudi)”
Una volta giunti ad Auschwitz, per chi di loro arrivava vivo, i prigionieri erano divisi per sesso, età e condizioni fisiche ed i loro averi confiscati. Venivano poi lavati e rasati, ricevevano le divise, per poi essere tatuati con un numero di riconoscimento con il quale perdevano definitivamente la loro identità. Molti terminavano velocemente il loro viaggio verso la morte, mentre altri avevano solo un po’ più di tempo. Paura, terrore, impotenza, vuoto, umiliazione, smarrimento, solitudine, questi sono tutti gli stati d’animo che ho provato nel percorrere le Memorie del Campo. Stati d’animo che custodirò e porterò con me per sempre, perché solo con la memoria e la condivisione possiamo cercare di non rivivere il passato. Era il 27 gennaio 1945 quando i cancelli di Auschwitz vennero abbattuti dalle truppe sovietiche dell’Armata Rossa. Quei cancelli che delineavano la linea di confine dell’orrore umano e al contempo nascondevano il terrore di moltissime vite umane.
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