Amara fine per la vicenda degli 82 lavoratori dell’Agrati, azienda che a Collegno ha uno dei suoi stabilimenti e che poche settimane fa ha comunicato come un fulmine a ciel sereno la chiusura dei battenti. Sono stati mesi intensi di lotta sindacale e di presidio, di mobilitazione politica, di interesse incessante da parte degli enti locali, Comune di Collegno in primis e Provincia e Regione Piemonte. Nonostante ciò Agrati non ha voluto sentire ragioni e ha fatto ciò che aveva deciso: chiudere l’ex Fivit. Spiegazione che non ha convinto nessuno, quella della concorrenza sempre più serrata da parte di aziende estere, che impongono scelte dolorose, come appunto la chiusura della fabbrica di Corso De Amicis. In realtà, non si è mai parlato di crisi in azienda, anzi le commesse sono sempre state numerose ed evase con puntualità e qualità. “Non hanno voluto sentire ragioni i padroni dell’Agrati per il futuro del loro stabilimento di Collegno, avevano in mente la chiusura senza possibili mediazioni e così sarà, anzi hanno pure costretto i dipendenti a firmare un accordo per avere la cassa integrazione. Tutto questo per una unità produttiva che meritava il 100% del premio per i risultati raggiunti” dice l’on. Umberto D’Ottavio deputato del Partito Democratico. “A nulla e’ servito l’impegno di tanti e del Governo in particolare e per gli 82 dipendenti non c’è nulla da fare, dopo la cassa integrazione, la mobilità e la fine del rapporto con l’Agrati”.

A fronte delle intenzioni palesate dall’azienda all’inizio di questa vicenda incredibile, aver ottenuto gli ammortizzazioni sociali per gli 82 lavoratori, è il solo risultato.